Critica ai discorsi sulla privacy

Pubblicato il 19 Nov 2025


È da ormai un annetto che mi capita di andare a eventi per informatici insieme ad alcuni miei amici. Lo consiglio a chiunque voglia immergersi nell’ambiente e scoprire cose nuove. Può non essere sempre così divertente ed emozionante, ma è sempre bello conoscere gente che è sulla stessa lunghezza d’onda o che magari è più brava di te.

L’illuminazione per questo post mi è venuta ascoltando i diversi discorsi del Linux Day di Modena di quest’anno. L’evento si è tenuto nella mia vecchia scuola superiore, in orario di lezione, e le presentazioni sono state ascoltate anche dagli studenti oltre che ai partecipanti dell’evento, persone esterne dal mondo dell’informatica.
Il discorso sulla privacy (in quanto protezione dei dati sensibili) è stato tirato più volte e in diversi contesti. Ma addirittura lì, a un evento di informatici, era come se chi fosse esterno non recepisse l’importanza di una buona sicurezza su internet.

È come se chi comunicasse tale pericolo vivesse in una bolla: diamo spiegazioni raffazonate a noi ovvie pensando che il messaggio venga già percepito come tale. Crediamo di esistere solo noi informatici, e che tutti ragionino uguale.

Alla fine si finisce col dire cose trite e ritrite:

“Devi proteggere la tua privacy perchè se no sanno tutto di te”

“Possono vendere i tuoi dati’

“Se è il gratis, il prodotto sei tu”

E le risposte sono dei clichè:

“Io non nascondo niente di importante”

“Tanto i miei dati ce li hanno già”

“Perchè dovrebbero interessarsi proprio di me?”

È abbastanza raro dare ulteriori spiegazioni e si finisce lì, inoltre è difficile ribattere perchè le risposte date sono vere: sono realtà distanti da noi, e siamo poco importanti per esserne colpiti direttamente (si spera).

…Quindi perchè darci ascolto?

Le critiche mosse partono dall’assunzione che per adempiere ai propri scopi (benevoli o no), sia per forza necessario sapere chi è la persona target e che l’effetto debba essere palese e immediatato.

Ma non è sempre così.

Nonostante il pericolo esista, non tratterò del caso in cui si punti su una persona precisa. Non perchè meno grave, ma semplicemente perchè ci si ritroverebbe ad affrontare le critiche mosse prima e l’intero post sarebbe inutile.

Perchè le tue informazioni sono utili?

È perchè grazie a queste che le aziende che sviluppano servizi possono comprendere le tue necessità e implementare strategie volte al pieno soddisfacimento dei tuoi bisogni, così che tu possa avere una buona esperienza e ritornare a usufruirne. Non si tratta di sapere chi tu sia, ma si cerca di “stimare” a che tipo di categoria tu possa appartenere. Da lì è molto probabile presupporre anche cosa sarai disposto a seguire e che cosa cerchi attorno a te.

È semplice marketing. Quindi dove dovrebbe stare il problema?

Avere sempre questi servizi a portata di mano sviluppati per darci sempre ciò che vogliamo ci porta a una costante gratificazione. Ogni cosa che si pensa,dice o si fa viene anticipata dalle previsioni fatte su questi dati e ci porta ad abbassare le proprie difese verso ciò che ci si pone davanti. È molto probabile che assorbiremo passivamente ogni singola informazione senza spirito critico.

L’enorme esposizione verso questi strumenti e il forte valore identitario che abbiamo nei confronti di contenuti, post e idee che ci circondiamo porterebbe chiunque a non mettersi più in discussione.

Ho già trattato di come noi creiamo congetture e pensieri logici, “fidandoci” delle fonti e “astraendo” la complessità delle informazioni che ci vengono date.

Siamo in un mondo in cui si possono ricevere infinite realtà prefabbricate, indirizzate e scelte da algoritmi fatti per aumentare l’engagement.

Ora vi chiedo, con questi presupposti quante delle cose che crediamo ciecamente sono frutto di un vomito continuo di informazioni prese da qualcun’altro e che diamo per buono a prescindere? E quante di queste cose a cui crediamo ciecamente sono frutto del nostro vissuto e della nostre conoscenze?

Spoiler, veramente poche. È impossibile essere tutto, sapere tutto e dire tutto di tutti, eppure ogni giorno il mondo ci fa arrivare nuove notizie catastrofiche in ogni ambito con opinioni già scritte per farci prendere delle posizioni su cose che diciamoci la verità non possiamo avere il quadro completo.

La passività nell’utilizzo di un servizio è ciò che lo rende pericoloso, e questi sono diventati così bravi a capire cosa ci serve che non c’è più attrito.

Se a livello esistenziale mettere in discussione gli assiomi e le ipotesi su cui basate il vostro modo di percepire la realtà non vi tocca minimamente (ed è preoccupante) , magari vi potrebbero interessare le conseguenze a livello materiale di una miglior previsione della vostra persona:

Quanti soldi e tempo si perdono tra sessioni infinite di scroll e acquisti impulsivi fatti per seguire una moda o un bisogno inesistente?

È una realtà a cui non possiamo farci niente, e penso sia uno delle cose più tristi di quest’epoca. Non la scelta consapevole di voler ignorare tutto e vivere la vita come se niente fosse. Ma l’impossibilità delle persone di non poter essere lasciate in pace e libere di usare internet senza essere bombardate da pubblicità, influenze esterne e da continua droga gratuita.